La Scilla Silvestre è una specie del genere Scilla. Il suo nome botanico è Scilla Bifolia ma è anche conosciuta come Scilla di bosco o Giacinto Aceso.
La Scilla di Bosco è una piccola pianta erbacea diffusa sia in Asia che in Europa. In Italia la si può trovare su tutto il territorio, in particolare in luoghi piuttosto freschi come i boschi o le praterie di montagna. I suoi caratteristici fiori blu, a forma di stella, si possono ammirare già dall’inizio della primavera, ma sfortunatamente tutta la pianta è da considerarsi velenosa.
Il valore simbolico attribuito alle Scille in genere è quello di richiamo alla realtà, di appello al calore dei sentimenti e di ammonimento per chi si lascia distrarre da false promesse; mentre i cultori delle arti magiche continuano a ritenere che questi fiori siano in grado di fornire protezione nelle avversità, di garantire salute e lunga giovinezza.
La Leggenda di Scilla
Un’antica leggenda mitologica, narra che una giovane di nome Scilla, fosse innamorata di Glauco, del quale però, era pure innamorata la maga Circe. Quest’ultima per eliminare la rivale, preparò subdolamente una pozione, che trasformò la povera Scilla, nel mostro marino che sta di fronte a Cariddi, nei pressi dello Stretto di Messina.
Il nome di ‘Scilla’ venne attribuito a questa piantina da Linneo, in quanto già citata da Teofrasto e Discoride come ‘Skilla’ e successivamente dai latini Virgilio e Plinio il Vecchio come ‘Scilla’, nome con cui venivano chiamate in genere tutte le piante bulbifere. L’epiteto ‘bifolia’ si riferisce invece al numero delle sue foglie.
Morfologia e curiosità
I fiori, posti all’apice dell’unico fusto, sono riuniti in massimo dieci a formare un racemo. I tepali sono di un azzurro-violetto intenso, più raramente, bianchi o rosacei. Le foglie sono due, lanceolate, ricurve e lucenti, che abbracciano il fusto dalla base fino alla sua metà.
Il frutto è una capsula a tre loggette contenenti 3-6 semini scuri e rotondeggianti in ogni loggia. Non appena i frutti arrivano a maturazione, gli steli tendono ad afflosciarsi rimanendo prostrati sul terreno, permettendo di aprirsi e riversare a terra i semini contenenti una sostanza oleosa gradita alle formiche, che provvederanno in questo modo alla loro distribuzione.
Il bulbo della Scilla per i suoi principi attivi diuretici e cardiotonici è da sempre usato in fitoterapia, nonostante la sua tossicità che se ingerito incautamente, può provocare seri disturbi gastroenterici.
In antichità la pianta era considerata un valido rimedio contro il morso dei serpenti e il malocchio e si appendeva alla porta delle abitazioni per proteggere la casa da ogni male.
fonte: “La ‘arrozza der Gambini“
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